Milano è tornata la città frenetica e piena di gente di sempre. Agosto è stata una pacchia: i rumori notturni erano limitati (inesistenti no, ma almeno limitati!), le strade erano semideserte e, nonostante la mancanza di piste ciclabili e l’onnipotente presenza del pavè, era un piacere andare al lavoro in bici… Invece ora tutto è cambiato. Vengo svegliata dalla raccolta del vetro alle 6 del mattino circa o almeno così credo, cerco di ascoltare della musica mentre faccio colazione ma l’unica melodia che sento è quella stonata di clacson, accelazioni e frentate brusche. Esco di casa in bici per andare al lavoro, ho due percorsi alternativi: uno più corto ma costellato di pavè e sensi unici in direzione opposta alla mia e l’altro con un pezzo di pista ciclabile, un po’ più lungo e meno difficoltoso (anche se la pista ciclabile in parte è formata da sanpietrini e termina direttamente nel mezzo di un marciapiede che sfocia in una strada di pavè – strano, eh?! Opto per la più lunga, reputandola più sicura dell’altra. In 15 minuti circa, affogata dallo smog di mezzi di ogni tipo, rischio 3 volte di essere investita: la prima volta ho la precedenza, sono sulle strisce ciclabili con semaforo verde - come si chiameranno poi? - ma secondo la dura legge dell’automobilista milanese pedoni e ciclisti non hanno MAI precedenza, quindi perché farli passare?Anzi se ci provano rischiano pure… La seconda volta sono addirittura sulla pista ciclabile, ma un automobilista pensa bene di fare una curva strettissima e passarci sopra; la terza volta una macchina in doppia fila apre di colpo la portiera, io riesco a schivarla per un soffio e il tipo della macchina ha pure il coraggio di urlarmi “Guarda dove vai!” Purtroppo non finisce qui. Arrivo incolume al lavoro e lego la mia bici all’unico palo libero del parcheggio di moto e motorini – cosa che in teoria è proibita ma se non esistono dei portabici in centro che altro posso fare? – con una catenaccio che pesa quasi più di me. Quando esco dal lavoro trovo la bici a terra, con il fanalino rotto e una serie numerosa di graffi…
Welcome back milanesi.
Welcome back milanesi.
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