lunedì 30 novembre 2009

Muffin integrali alla banana


Non amo la banana, anzi la detesto davvero.
Il nostro rapporto di non amore è iniziato quando avevo circa 3 anni  e rifiutandomi di mangiarla per merenda ebbi la brillante idea di buttare la mia banana giù dal balcone... ero piccola ma ricordo ancora la mia punizione - tranquilli, niente pene corporali! Da quel giorno ho evitato le banane in tutti i modi, con la banale scusa "sono allergica"; e in effetti per un certo periodo se per caso mi capitava una pezzo di banana tra i denti mi venivano delle piccole macchie rosse... In realtà non sono allergica a nulla, ma il mio odio per la banana è diventato psicosomatico. Odiavo l'odore delle banane, quando mia mamma mangiava una banana nella stessa stanza in cui c'ero anche io mi allontavano, cose del genere insomma. Finchè qualche tempo fa Robi (ecco svelato il nome del mio cavaliere non errante ma studiante!) le ha comprate. Panico. Poco alla volta vengo assalita dalla curiosità "e se sono buone?", "piacciono a tutti!", "però l'odore non è così sgradevole"...  La curiosità vince sul mio odio e rifiuto che perdurava da decenni, l'assaggio... niente macchie, sono viva, ha un sapore strano. Massì, proviamo ad usarla in qualche preparazione, fa anche bene!
Ecco nati questi muffins... Li ho preparati una sera  prima della seconda prova di esame di Robi; quella notte era così agitato da non riuscire a dormire, quindi prima di svegliarmi ha pensato bene di mangiarsene un paio... Quando alle 3.30 circa mi ha svegliato per avere un supporto o forse per una ninna nanna mi ha detto "buoni quei muffins, li hai fatti con la farina di castagne?!". Farina di castagne?!?!?! Ma la banana cotta sa di farina di castagne?! Onestamente io sono la persona meno indicata per esprimermi a riguardo, ma le altre mie due cavie mi hanno detto che la banana si sente e non sa di farina di castagne... 

Ingredienti per 12 muffins:
200 g di farina integrale
35 g di olio extravergine d'oliva  - leggero e fruttato
2 banane mature
70 g di zucchero
5 g di cremor tartaro
un vasetto di yogurt
1 uovo
cioccolato fondente a scaglie

Mescolare in un recipiente lo zucchero con la farina e il cremor tartaro; in un altro recipiente lavorare le banane con una forchetta fino ad avere una sorta di crema (io ho lasciato anche qualche piccolo pezzetto), unire poi l'uovo, lo yogurt e l'olio ed amalgamarli insieme. Unire velocemente in due composti e versarli nei pirottini, senza riempirli del tutto. Spargere sulla superficie le scaglie di cioccolato e cuocere in forno già caldo a 180° per circa 20 minuti (controllare la cottura con la famosa prova dello stecchino).

domenica 29 novembre 2009

Una serata del cavolo... innaffiata dal prosecco


Sabato sera, ore 19.00, appuntamento con due amiche davanti al civico 21 di via Tortona.
Occasione: presentazione del libro del cavolo.
Arrivo di fretta e furia in motorino con il mio cavaliere, incuriosito e forse stanco di sentirmi parlare così spesso di blog e e foodblogger. Con noi ci sono due amiche-colleghe, estranee al magico mondo dei foodblogger ma fedeli lettrici non scriventi del mio blog. A loro ovviamente avevo mostrato il blog del Cavoletto.
Leggiamo un cartello che mi fa presupporre di non aver stampato un invito per partecipare... il breve tragitto in ascensore è un ribollire di domande da parte mia " e se non mi fanno entrare?" "ma dovevo stampare qualcosa" "non posso non entrare per questo"... La mia mente mi riporta a quando ero una bambina che scriveva letterine a Bim Bum Bam (ai tempi in cui c'era ancora un giovanissimo Bonolis); ricordo che davano un premio ad una letterina ad ogni puntata e un giorno toccò a me quella fortuna... Mi arrivò l'invito a presentarmi in un locale del mio paese a ritirare il premio e conoscere i conduttori, Uan compreso. Purtroppo non mi fecero entrare nel locale perchè accompagnata da una parente e non dai miei genitori... Porto ancora con me quella delusione! Ma torniamo a ieri.
Entriamo tranquillamente, nessuno ci chiede nulla. La location è davvero bella. Gironzoliamo un pò tra i vari assaggi, tutto molto buono, la degustazione di olio è stata molto carina, l'olio davvero ottimo e la lattina omaggio è diventata il mio oggetto preferito della settimana! Compro il libro per un'amica che non è potuta venire, le mie amiche si appassionano e comprano anche loro quello che è l'oggetto del desiderio della serata (no, non la lattina d'olio, il libro!), poi qualche bicchiere di buon prosecco tra un assaggio e l'altro e decidiamo di metterci in fila per incontrare Sigrid. Una fila che non avanza mai, ci sembra di essere sempre ferme allo stesso punto e la stessa sensazione l'hanno anche le ragazze dietro a noi. Un'amica desiste, ha un altro impegno, quindi ci lascia il libro e va. Rimaniamo in due, con 4 libri...  Io e l'altra amica inganniamo l'attesa della fila con chiacchiere e bicchieri di prosecco a non finire e il mio compagno inizia a gironzolare, fare la fila per gli assaggi di Longino & Cardenal, poi ogni tanto arriva con qualche commento, fino a quando si accorge che a quell'ora dovremmo essere dall'altra parte di Milano per un altro appuntamento - ovviamente preso da lui! - allora inizia a perdere la pazienza con classe, come solo lui sa fare (precisazione: lui odia arrivare in ritardo!). Lo guardo supplicante, ormai ho solo due persone  e un bicchiere in mano tra me e Sigrid. Allora lui si accomoda su una sedia, con il mio giaccone in mano, e inizia a leggere qualche depliant. Meno una persona... all'improvviso la persona che parla con Sigrid va via, lei si gira con uno sguardo gentile e sorridente (io al posto suo sarei distrutta e avrei perso il sorriso!) e capisco che tocca a me! Purtroppo il mio esordio non è stato dei migliori, mi pare di averle detto " Scusa ma nell'attesa mi sono alcolizzata" - potrebbe essere il prossimo titolo di un libro? ;-) e poi "Il mio ragazzo sta per lasciarmi per la lunga attesa!" (ma cavolo Gloria, con tutte le cose intelligenti che volevi chiederle dovevi esordire proprio con queste frasi!?). Che dire?! è davvero un persona molto gentile e piacevole - molto magra anche! - e mi ha fatto davvero piacere incontrarla. Alla fine del nostro face to face lei mi ha incoraggiato con un "corri!" a raggiungere il mio cavaliere errante, che per la cronaca, non mi ha lasciata grazie alla promessa di qualche preparazione dal libro di Sigrid.

venerdì 27 novembre 2009

Pollo con timo e miele d'acacia


Il miele è uno di quei prodotti che non compro mai perchè rientra nelle lista di quelli che mio padre di solito mi mette a forza nelle borse... Il risultato è che mi trovo con chili e chili di miele diverso; ad oggi: miele d'arancio (o di fiori d'arancio... ma sono la stessa cosa?) che ancora non ho provato, miele d'acacia, miele di castagno e miele di melata - anzi quest'ultimo è finito da poco! Con tali quantità di miele è d'obbligo provarlo un pò ovunque e l'altra sera, alla ricerca di un modo di preparare pollo e miele, ho trovato questo sito da cui ho liberamente scopiazzato... secondo me ha delle proposte molto interessanti!
Questo pollo con miele e timo è piaciuto molto, oltre ad aver soddisfatto pienamente il mio appetito sono felice di avere trovato un modo valido per consumare tutto quel miele...

Ingredienti:
6 fusi di pollo
2 spicchi d'aglio
timo
2 limoni 
5 cucchiai di miele d'acacia
olio extravergine d'oliva
sale

Far insaporire per un  paio d'ore il pollo con sale, olio e rametti di timo (io ho usato 2-3 rametti per ogni pezzo), tenendo il tutto al fresco. Far rosolare il pollo con il suo condimento, gli spicchi d'aglio e aggiungere poi il succo dei limoni e il miele, coprire e lasciar cuocere lentamente per circa 30 minuti.

giovedì 26 novembre 2009

Cake - o finto quattro quarti? - al cioccolato bianco ed agrumi


Seguo l'onda dei miei biscotti burrosi... Solo che qui mancano le mandorle - in realtà le ho dimenticate!
A pensarci bene avevo visto un abbinamento molto simile in un quattro quarti di Calme et Cacao... forse da qui è nata l'idea di cimentarmi con il mio primo quattro quarti ma, o io non ho capito come si fa o purtroppo non è un dolce che fa per me... Da quanto ho letto dovrei prendere le uova, pesarle con il guscio e poi unire la stessa quantità di farina, zucchero e burro; le mie 4 uova con  guscio pesavano 280 g: terrore! Non posso mettere 280 g di zucchero! Di solito i miei dolci arrivano malapena a 100 g! E il burro... già lo uso poco e niente, ma usarne così tanto la prima volta... Così alla fine ho fatto alcune dosi a modo mio... ho comunque abbondato con il burro (e la differenza si è sentita!). Vabbè, non sarà un quattro quarti ma comunque è buono...

Ingredienti:
4 uova
140 g di zucchero
280 g di farina 00
220 g di burro
1 arancia
1 limone
una bustina di cremor tartaro
70 g di cioccolato bianco

Separare i tuorli dagli albumi e montare i primi con lo zucchero fino ad avere con composto chiaro e spumoso; Far fondere il burro insieme al cioccolato bianco a pezzi. Aggiungere al composto di tuorli e zucchero le scorze grattuggiate dell'arancia e del limone, i loro succhi spremuti, la farina setacciata con il cremor tartaro e il burro fuso insieme al cioccolato, amalgamare bene il tutto con una spatola. In ultimo aggiungere gli albumi montati a neve, incorporandoli delicatamente, e versare il contenuto in uno stampo leggermente imburrato ed infarinato. Far cuocere in forno caldo a 170° per circa 45 minuti, controllando la cottura con uno stecchino e facendo riposare il dolce in forno spento per almeno 10 minuti.

mercoledì 25 novembre 2009

10 cose su di me...

 
Secondo giorno di attesa... Meglio distrarsi con questa patata bollente: è arrivata da Sara ed io l'ho accettata. Quindi parto subito senza troppi preamboli:

- Sono nata il primo di aprile 1981 alle ore 9:00: ero podalica e per tutta la gravidanza i miei genitori non hanno saputo se sarei stata una femminuccia o un maschietto, quindi sono stata un bel pesce d'aprile per loro! Alla mia nascita  secondo me è collegabile la mia innata pigrizia: non ho dovuto assolutamente faticare per venire al mondo, è stato il "mondo" che è venuto a prendermi dalla pancia della mamma e mi ha trovata seduta, con il sederino bello in vista!
- Sono una persona con mille idee in testa ma a volte mi rendo conto di essere un'inconcludente, mi spiego: vorrei poter fare mille cose diverse che mi balenano per la testa ma per vari motivi, spesso non dipendenti da me, mi trovo a non fare nulla di mio e a dedicarmi a progetti altrui che alla fine il più delle volte si rivelano una perdita di tempo; la cosa buffa - si fa per dire - è che mi impegno totalmente in ogni progetto in cui vengo coinvolta, a scapito dei miei veri interessi... Forse anche per questo mi stanco facilmente di molte cose, passato l'entusiasmo iniziale, quando mi rendo conto della realtà dei fatti, getto la spugna per mancanza di motivazioni e stimoli.
- Sono una produttrice mondiale di perle: a volte di saggezza, a volte di stupidità; riesco spesso a sorprendere la persona che ho davanti, a strappare un sorriso, una lacrima o una risata sfrenata. A volte riesco a sorprendere perchè sono la perfetta incarnazione dello stereotipo del camionista rozzo: tanto fine all'apparenza, fine e delicata negli adeguati contesti, ma molto mascolina e rozza in altri. Frase che molto spesso mi sento dire quando esce il camionista che è in me "da te Gloria non me lo sarei mai aspettato" (inteso: per cose giocose e goliardiche).
- Ho una cagnolina che adoro. Vive con i miei genitori adesso perchè a casa mia sarebbe sembre sola, mi manca molto e quando ho posso la porto a Milano con me. Si chiama Penelope (perchè aspetta il mio ritorno... sul serio, il motivo è questo!), è molto vivace ed intelligente, ha le zampe corte, la coda lunga e arricciata su se stessa, il corpo un pò sovrappeso (costituzione ma anche per colpa di mio padre!), un vocione enorme ed è anche una golosa rompiscatole... Passa le giornate a scorrazzare in giro, a poltrire, a rubare le ciabatte a mia nonna, a tramare perfidi piani per cercare il modo di rubare indisturbata qualcosa dalla tavola; dimenticavo: sa anche rifare i letti e i divani... come lo so? Ogni tanto trovavo pezzi di pane sotto il cuscino, con il letto perfettamente in ordine!
- Sono alla ricerca del mio futuro professionale: ho molte idee in testa (tanto per cambiare) ma le sole idee al momento non bastano... Ho lavorato nell'organizzazione eventi, nella produzione video, ho imparato a fare tantissime cose e modestamente sono molto in gamba quando mi ci metto (e nel lavoro mi butto sempre a capofitto),  per poi trovarmi vittima di questa crisi economica - momento di crisi esistenziale grazie a cui è nato questo blog! Ora lavoro in un posto prestigioso nel centro di Milano, sicuramente non è il lavoro della mia vita ma va bene così, imparo cose nuove e le giornate passano veloci, certo c'è il rovescio della medaglia: lavoro anche nei weekend e nei giorni festivi!
- Ho un piccolo tatuaggio sulla caviglia sinistra, è un trifoglio verde. Perchè un trifoglio e non un quadrifoglio? Beh, il trifoglio è più comune e sempre non desiderato perchè a differenza del quadrifoglio si dice che non porti fortuna. Però a me piace molto. E a dirla tutta quando ho fatto questo tatuaggio avevo un debole per Irvine, e avevo portato dal tatuatore un suo poster con il casco di allora per far copiare il trifoglio.
- Ho frequentato il liceo classico, poi scienze della comunicazione e infine ho conseguito un diploma di filmmaking a New York: contenta del liceo fatto, scelta sbagliatissima quella dell'università (da me ben fatta ma con sbocchi professionali nulli - vedi punto 5) e felice della splendida esperienza newyorkese.
Fino all'ultimo mese del liceo avrei voluto iscrivermi a medicina, poi il classico ripensamento dell'ultimo minuto ("troppi anni di studio", "non voglio trovarmi a quasi 30 anni ancora senza un professione" - eh già, perchè oggi invece...!?! ;) - mi ha fatto desistere. Ma non si può tornare indietro, solo guardare avanti e cercare di reinventarsi, questa è la mia teoria!
- Detesto le ipocrisie, mi piace la schiettezza e la sincerità. Preferisco una malvagità detta in faccia piuttosto che alle spalle con il finto sorriso nei miei confronti.Confido nella lealtà tra le persone, a volte illudendomi e altre no.
- Adoro Almodovar. Ho anche elaborato la tesi sul suo cinema e le sue figure femminili. Inoltre penso che potrei essere un'ottima attrice diretta da lui, anzi mi candido come attrice per il suo prossimo film: se qualcuno che lo conosce passa per caso su questo blog può fargli avere il mio contatto?!
- Sono innamorata, molto. Di una persona in gamba che mi diverte, mi sostiene, è mio complice, il mio opposto e la mia parte complementare. Mi ritengo molto fortunata ad averlo nella mia vita.

Ho scritto un sacco...All'inizio non sapevo cosa dire, ora invece proseguirei all'infinito ;)
Allora, di solito sono quella che interrompe ogni sorta di catena, ora però non voglio fare la guastafeste perchè credo sia interessante conoscere una parte delle persone le cui avventure o ricette mi piace leggere ogni giorno... Quindi chi passa di qui e ne ha voglia prenda pure questa patata bollente!

martedì 24 novembre 2009

Farinata con catalogna



In questo momento mi sento leggermente ansiosa, colta da quell'ansia tipica che ti fa pensare "chissà come starà andando"... I cellulari, croce e delizia degli ultimi decenni, ci hanno abituato a poter essere sempre in contatto con le persone, cosa che onestamente detesto, dato che sei praticamente costretta a rispondere al cellulare e sei sempre raggiungibile a tutti. Non sono una di quelle persone che usa sempre il cellulare per sapere qualsiasi cosa, però ammetto che in certi casi risulta utile (ma non fondamentale!). Ora ad esempio vorrei tanto che squillasse per sapere come sta andando una certa cosa. Cosa?! Beh, oggi è il primo dei grandi giorni che si susseguiranno nelle prossime settimane, prima data dell'esame di stato per cui il mio compagno si è tanto impegnato negli ultimi mesi, ed io con lui... tant'è che in questo momento vorrei essere con lui per dargli tutto il mio sostegno (non professionale perchè non capisco nulla di quelle cose!), ma mi tocca aspettare! E aspetterò, ancora qualche ora e poi finalmente potrò sapere qualcosa!
Nell'attesa, una buona farinata non tradizionale...

Ingredienti:
400 g di farina di ceci
acqua (lo so, sono una capra con le dosi!)
un cespo di catalogna
un bicchiere di olio extravergine d'oliva
sale
pepe

In una ciotola mettere la farina a fontana e al centro versare poco alla volta l'acqua mescolando man mano in modo da non avere grumi... non so quanta acqua ho usato, ma si può fare ad occhio, l'importante è ottenere alla fine un composto liquido. Far riposare il composto coperto per circa 5 ore a temperatua ambiente, girando di tanto in tanto.
Pulire la catalogna e farla stufare.
Trascorso il tempo di riposo, aggiungere al composto sale e olio (tenendo da parte circa 2 cucchiai per ungere bene la teglia), unire la catalogna e versare il tutto nella testa, macinare un pò di pepe in superficie e far cuocere per circa 30 minuti in forno già caldo a 200°. Io ho il grill rotto, ma per ottenere la crosticina far passare la farinata sotto il grill per almeno una decina di minuti.f

lunedì 23 novembre 2009

Biscotti burrosi e golosi


Ammetto di non essere una grande biscottatrice, ad eccezione del periodo natalizio, dove di solito sforno centinaia di biscotti tipici siciliani, i buccellati, da regalare ad amici e parenti. Questi biscotti mi vengono particolarmente bene, buoni, cotti al punto giusto, gran bella forma lavorata con il coltellino, e infatti sono apprezzati da tutti... solo che per farli ci metto un giorno intero (non esagero!)! Sarà per questo che poi durante l'anno non biscotto più, forse quel giorno mi è più che sufficiente.
Solitamente non sono una gran consumatrice di burro, ho trovato un olio eccezionale per le mie torte e il burro viene usato pochissime volte nella mia cucina buco. Però il contest di Sandra mi ha incuriosita e ho iniziato a volerne sapere di più sul burro - tanto temuto e oggetto di stupidi pregiudizi da parte mia! - e allora ho scoperto varie notizie interessanti qui e da izn, che sta diventando la mia guida (lei non lo sa ancora!); brevemente:
- a parte qualche eccezione la maggior parte del burro italiano è di scarsa qualità; il motivo è che il burro italiano viene ottenuto soprattutto per affioramento e non centrifugando la panna. L'affioramento è un processo lento fatto ad alte temperature, che rende la panna (usata per la produzione del burro) acida; questo perchè in Italia la gran parte del latte viene usato per la produzione del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano, i quali necessitano di latte parzialmente scremato appunto per affioramento della crema.
- esistono anche degli ottimi burri italiani da centifuga, basta informarsi. Il burro da centrifuga è un prodotto sano, con buoni quantitativi di vitamina D e E e con grassi insturi, quindi non tossici.

Per questi biscotti mi sono documentata ed ho acquistato un ottimo burro da centrifuga (aspettando di poter provare anche il burro delle Fattorie Fiandino - ebbene sì, sono molto curiosa di assaggiarlo!), e l'ho assaggiato spalmato su una fetta di pane: una vera delizia, la differenza con un burro da affioramento c'è, si vede e soprattutto si sente!
Ma torniamo ai biscotti... Qualche mese fa sono stata ad un bel matrimonio, e nella bomboniera che ci è stata data c'erano 4 tipi di confetti diversi, tutti buonissimi, ma uno in particolar modo mi ha colpito: mandorle, cioccolato bianco ed agrumi. Per l'ultimo confetto di questo tipo c'è stata una piccola lotta in casa, dalla quale sono uscita perdente :-( però volevo assolutamente provare a riproporre questo abbinamento, davvero delizioso, delicato e - da non sottovalutare - goloso!

Con questa ricetta partecipo al Contest più morbido del web di Sandra in collaborazione con le Fattorie Fiandino


Ingredienti:
125 g di burro (tirarlo fuori dal frigo almeno 20 minuti prima dell'utilizzo)
120 g di zucchero di canna
110 g di farina di riso
140 g di farina 00
2 tuorli
1 limone bio
1 arancia bio
30 g di cioccolato bianco
50 g di mandorle
un pizzico di bicarbonato

Lavorare il burro morbido con lo zucchero fino ad avere una crema omogenea, unire poi i tuorli uno alla volta continuando a lavorare il composto (non aggiungere il secondo tuorlo finchè l'altro non è stato incorporato). Aggiungere le scorze grattuggiate di mezza arancia e di mezzo limone, unire il cioccolato bianco tagliato a pezzettini minuscoli e le mandorle tritate. A questo punto aggiungere le farine setacciate e il bicarbonato, amalgamare bene il composto e farlo riposare in frigo per un'ora circa avvolto da pellicola. Trascorso il tempo necessario in frigo stendere la pasta con un mattarello, lasciandola ad un spessorie di circa mezzo centimentro, tagliarla con un coppapasta e sistemare i biscotti su una teglia coperta da carta da forno, lasciando qualche centimetro di distanza; far cuocere in forno già caldo a 160° per circa 10 minuti, farli raffreddare e conservarli in una scatola di latta.


venerdì 20 novembre 2009

Fagottini di branzino e verza al vapore


 Mi piace cucinare al vapore, ho una fantastica e altrettanto semplice pentola con un apposito cestello per la cucina al vapore, quindi ogni tanto la sfrutto come posso. I vantaggi della cucina al vapore sono molteplici: è più sano, non vengono disperse le sostanze nutritive degli alimenti...
Un accostamento che mi piace molto è la verza con la salsa di soia e lo zenzero, è un modo semplice, veloce e particolare per consumare questa verdura di stagione... Avendo anche del pesce ho pensato di unire le due cose e ne è uscito questo piatto davvero buono e delicato, valorizzato dalla cottura al vapore!

Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Anemone Cuocere al vapore


Ingredienti:
6 filetti di branzino
8 grandi foglie di verza
un pezzetto di radice di zenzero
3 cucchiai di salsa di soia

Lavare le foglie di verza e sbollentare per un minuto in acqua bollente, scolare e farle asciugare aperte su un telo. Eliminare la pelle dai filetti di branzino, tagliarli a pezzi e farli marinare insieme alla salsa di soia e allo zenzero precedentemente pelato e tagliato a cubetti per almeno 2 ore. Trascorso il tempo necessario sistemare due cucchiai di pesce (tenere i pezzetti di zenzero ma non utilizzare l'eventuale liquido rimasto) al centro di ogni foglia di verza, chiudere ogni foglia con un pezzettino di spago in modo da non lasciare buchi e sistemare su un cestello per la cottura al vapore; far cuocere al vapore per circa 15/20 minuti.
Nota: non ho aggiunto sale perchè per me è sufficiente il sapore dato dalla salsa di soia, non è una dimenticanza!

giovedì 19 novembre 2009

Diospero's mousse - ovvero mousse di cachi


Ho preparato questa mousse l'altra sera , ma incredibilmente sono stata battuta sul tempo da Lenny che ha postato una ricetta simile ieri: questione di telepatia? Beh, ammetto che questa è una delle cose che mi intrigano in questo magico mondo di foodblogger!
Ancora non ho ben capito come chiamare e scrivere il nome di questo frutto: diospero, caco, kaki, addirittura al supermercato ho visto il cartello cachi persimon, ma non credo si tratti di una varietà, ma solo di una storpiatura della sua traduzione in inglese (persimmon) - qualcuno mi corregga se sto scrivendo una castroneria (ora scoprirò che i cachi persimon sono i migliori del mondo!). Nella mia ricerchina su internet alla scoperta di come scrivere il nome di questo frutto ho trovato le sue divertenti denominazioni in alcune diverse regioni italiane: in Basilicata (terra del mio papà) viene chiamato cachet, in Calabria caccàra, in Campania cachisso, cachino, lignasant,  in Puglia  cacu, cacche, cachigne, cachizze, lodu (per sentire l'esatta pronuncia delle versioni pugliesi che tanto mi divertono chiederò ai suoceri!), in Sicilia lodu e fruttu magnu e infine in Toscana semplicemente diospero e pomo.
Ho sempre detestato i cachi, forse perchè li ho sempre visti molto maturi e, seguendo la mia tipica schizzinoseria (neologismo?!) infantile non sono mai riuscita a mangiarli: ricordo che mia mamma spesso li mangiava con il pane, e a me questo frutto molliccio e viscido faceva quasi impressione... finchè, spinta dalla mia adulta (?!) curiosità ho deciso di comprarne un paio... Ammetto che non diventeranno mai i miei frutti preferiti, ma non sono poi malaccio, forse un pò troppo dolci per i miei gusti, ma decisamente piacevoli.

Ingredienti:
2 cachi
100 g di panna
un cucchiaino raso di agar agar
il succo di mezzo limone piccolo
una ounta di semi di vaniglia

Pulire i cachi privandoli della buccia e dei semi e frullarli o schiacciarli bene con una forchetta (io non volevo ottenere un composto troppo liscio). Aggiungere lo zucchero e mescolare bene fino a farlo sciogliere, unire poi il succo di limone e una punta di semi di vaniglia; sciogliere l'agar agar in mezza tazzina d'acqua calda e unirla alla purea di cachi, amalgamando bene. Montare la panna ed unirla alla purea delicatamente, versare il composto nei bicchierini e tenerli in frigo per almeno 4 ore.

mercoledì 18 novembre 2009

Panna cotta al gorgonzola


Ho già scritto che il gorgonzola è il mio amante non troppo segreto.
Il nostro è un grande amore, nato anni fa quando ero ancora una bambina. Conoscendomi credo che non fu amore a prima vista: io, una bambina, sì di campagna, ma a volte anche tanto schizzinosa da non mangiare nulla che non fosse assolutamente perfetto nella sua estetica (una mela con una leggera ammaccatura?! Fuori dal mio eating space!), come avrei potuto cedere subito davanti ad un formaggio molliccio, con quelle muffette ben incorporate - "mamma è scaduto!!" - e con quella puzzecchia assai poco raffinata?! Poi è scattato quel non so che ed è scoppiato l'amore!
Ho la fortuna di essere cresciuta in una zona di produzione del gorgonzola DOP (provincia di Milano sud-ovest), ed oggi, quando torno al paesello non mi lascio scappare la visita in una delle cascine e/o caseifici dove si produce il gorgonzola migliore mai assaggiato, ovviamente associato del Consorzio per la tutela di questo formaggio.
Sono diverse le leggende che raccontano le origini del gorgozola, ma la più veritiera attribuisce la scoperta di questo formaggio ad un contadino sprovvisto degli strumenti necessari a trattare il caglio durante la transumanza: infatti all'inizio il nome di questo formaggio era Stracchino di Gorgonzola, dato che la sua produzione avveniva con il latte di mucche stanche per la transumanza, ovvero stracche.

E per finire, ma solo per questo post, il racconto della mia storia d'amore con il gorgonzola ecco la mia preparazione, un dolce particolare, buono ma da gustare in piccole dosi - non è proprio leggero! - per i veri appassionati di questo meraviglioso formaggio.


Con questa ricetta partecipo al contest di Genny "Segni particolari:  DOP (e IGP)" in collaborazione con La Compagnia del cavatappi


Ingredienti:
60 g di gorgonzola dolce dop
160 g di panna fresca
3 cucchiai di passito di Pantelleria
un cucchiaino di agar agar

In un pentolino far fondere dolcemente il gorgonzola tagliato a pezzettini con la panna e il passito, far cuocere a fuoco basso e spegnere quando il composto sta per raggiungere il bollore. Unire l'agar agar pecedentemente sciolto in un cucchiaio di acua calda, mescolare bene e far raffreddare nei pirottini per almeno 4 ore in frigorifero. Servire con del cioccolato fuso o con uno sciroppo ottenuto facendo cuocere per alcuni minuti a fiamma bassa poca acqua con 4 cucchiai di zucchero e la pera tagliata a pezzi.


martedì 17 novembre 2009

Lasagna zucca e ricotta "nature"


Finalmente mi sono decisa anche io ad utilizzare quella bella zucca che da qualche tempo stava sul tavolo tipo ornamento di stagione. La verità è che sono pigra e non avevo trovato la forza per cimentarmi nel magico mondo di "come aprire una zucca senza danni". Ma insomma, mica potevo tenerla lì per sempre, no?! Quindi, presa dalla voglia di una lasagna semplice con la zucca, decido di aprirla; mi preparo con il mio coltello da cucina tuttofare, lo infilo con forza inaudita nella zucca e... lui rimane lì, fermo immobile, nonostante i miei tentativi non si smuove di un centimentro: che fare? decido di chiamare in soccorso il baldo giovine che sta nell'altra stanza chino sui libri, lui arriva sbuffando e pensando fra sè e sè "altri 2 minuti rubati allo studio, come li recupero?!", poi risolve la situazione con la sua forza maschia (secondo me il taglio della zucca con coltello bloccato dentro per lui è stato un ottima valvola di sfogo!), e io inizio felice la mia semplicissima preparazione "nature".

Ingredienti:
250 g di lasagne fresche
una zucca di circa 1,3 kg
300g di ricotta di pecora
un pizzico di macis
olio extravergine d'oliva
sale

Eliminare la buccia e i semi della zucca,tagliare a pezzi la polpa e farla cuocere a vapore fino a quando non sarà tenera (circa 40 minuti nel mio caso). Quando sarà pronta schiacciarla fino ad avere un crema; regolare di sale ed agigungere un pò di macis macinato (io mi sono divertita a perstare il mio pezzettino con il mortaio).  Scottare le lasagne in acqua bollente e farle asciugare su un telo di cotone. In una pirofila da forno versare un pò di crema di zucca, poi le lasagne scottate, la crema di zucca, della ricotta di pecora setacciata e continuare in questo modo fino ad esaurite gli ingredienti; completare aggiungendo un filo d'olio e cuocere per circa 30 minuti in forno caldo a 180°.

lunedì 16 novembre 2009

Un altro cake pere e cioccolato


Eccomi qui, inizia un'altra settimana che si preannuncia essere decisamente infuocata - ma mai quanto la prossima!
Queste giornate uggiose, con la pioggerellina simil nebulizzata, l'umidità decisamente alta e questa nebbiolina infingarda mi mettono addosso una gran voglia di coccole e di dolci... L'altro giorno la voglia era puntata su pere e cioccolato... Così è nato questo cake, grazie alla mia golosità di uno snack "salutare" di pere bagnate nel cioccolato fuso - "però, potrei buttarcele anche in un cake", pensato e subito realizzato.
Questa volta mancano burro e olio per una semplice dimenticanza... diciamo che la loro assenza non sì è sentita più di tanto - insomma, quando addenti un cake poco dolce e ti ritrovi la pera coperta di cioccolato non senti la mancanza di nulla! - però la prossima volta mi ricorderò di unirne un poco all'impasto.

Ingredienti:
3 uova
80 g di zucchero di canna
125 g di farina
una bustina di cremor tartaro
mezzo bicchiere di latte
una pera
40 g di cioccolato fondente

In una ciotola sbattere le uova e lo zucchero per circa 5 minuti, fino ad avere un composto gonfio e spumoso. Unire la farina e il cremor tartaro setacciati, il latte e amalgamare dolcemente gli ingredienti. Far fondere a bagnomaria il cioccolato a pezzi e una volta fuso unire la pera tagliata a pezzi.Versare l'impasto in uno stampo da plumcake leggermente imburrato e far affondare i pezzetti di pera coperti di cioccolato. Cuocere in forno caldo a 180° per circa 40 minuti.

venerdì 13 novembre 2009

Orzotto con verza e lardo


Questa forma di influenza che gironzola qua e là ha colpito anche me! Poteva non essere così? Solitamente il mio corpo è un ottimo rifugio per germi e virus di vario tipo! La sto debellando, anche grazie ai miei vari intrugli caldi: infusi di zenzero, di rosa canina...
Da qualche giorno ho una verza proveniente dalla campagna che aspetta di essere preparata in qualche modo, beh, dato che ieri non mi sono avvicinata i fornelli se non per riscaldare cose già pronte (avanzi di sere precedenti, per fortuna sopravvissuti!) ho deciso che oggi sarà il suo grande giorno, verza a pranzo e cena! Così con la scusa di eliminarla finalmente dal frigorifero faccio il pieno di vitamine e minerali vari di cui la verza è ricca... in questi giorni può farmi solo che bene!
Il lardo in questo orzotto è una nota gradevole... Lo so che quando si sta male di solito si mangia il brodino (che adoro!) o cose "in bianco" come dice mia mamma, ma ho bisogno di sapori...
In realtà non amo il lardo, anzi, lo evito proprio per tutta una serie di convizioni più o meno stereotipate: è grasso (è lardo, no?), mi fa impressione, è viscido, e così via. Ma mio padre, nonchè il mio spacciatore preferito di salumi, formaggi di montagna, e prodotti del bosco (ecco, dimenticavo: e di alcolici aromatizzati, e di riso e di mille altre cose!) ha un amico proprietario di un salumificio piuttosto famoso dalle nostre parti, e spesso riceve in regalo salami, coppe e pezzi di lardo, che puntualmente mi rifila nelle borse, a volte anche di nascosto... Beh, dato che ho bisogno di qualcosa di saporito (è che quando non sto bene tendo a non sentire i sapori), ho deciso di aggiungerlo al mio orzotto... pochissimo, lo si sente appena ma fa la differenza. O almeno la fa per un palato malaticcio.

Ingredienti:
160 g di orzo perlato
un pò di foglie di cavolo verza
una minifettina sottile di lardo
uno scalogno piccolo
olio extravergine d'oliva
sale

Cuocere l'orzotto con riportato nelle indicazioni del prodotto. Nel frattempo in una padella far appassire lo scalogno tritato con la verza lavata e tagliata a listarelle ed un filo d'olio, aggiungere poca acqua e far cuocere per una decina di minuti; a metà cottura aggiungere il lardo tagliato a mini dadini. Quando l'orzo è pronto scolarlo bene ed unirlo alla verza, amalgamando bene in modo che si insaporisca. Regolare eventualemente di sale e servire a tavola.

mercoledì 11 novembre 2009

Pasta con ragù di barbabietola e feta


Della serie: aiuto sono di corsa, devo ancora pranzare, tra poco vado al lavoro e fino a dopo le 22 non mangio... quindi: cosa mi preparo per pranzo?
Finisco di sistemare la spesa arrivata puntuale stamattina, trovo una barbabietola implorante nel mio frigo, la feta che ho dimenticato di sistemare e mi dico: perchè no?!
Feta e barbabietola insieme mi piacciono molto, sono già stati collaudati... e poi perchè non unire anche il mio nuovo acquisto? Sono come una bambino il giorno di Natale, devo provare tutto subito!
Semplicemente: mentre cuoce la pasta frullare una barbabietola già cotta tagliata a pezzetti; far tostare in una padella antiaderente un cucchiaino di semi di senape e quando la pasta è finalmente pronta condirla con il ragù di barbabietola, i semi di senape tostati, la feta a pezzi e un filo d'olio. Voilà!

martedì 10 novembre 2009

Quando il frigo è vuoto: muffins al caffè


Di solito il momento della spesa settimanale viene da me affrontato nel weekend, il sabato esattamente. Lo scorso sabato però ho lavorato fino a sera, quindi avevo deciso di dedicarmi alla spesa domenica dopo il lavoro. Ovviamente è però capitato qualcosa: la macchina non parte, non reagisce in alcun modo... direi che ha deciso di crearci un'altra grana! Come fare quindi in una domenica  - ormai quasi sera - piovosa, quando l'unico supermercato aperto è decisamente lontano da casa? Beh, proviamo la spesa online. Ammetto che è molto comodo, ma fino a mercoledì non mi arriverà nulla.
Ieri sera, appena arrivata a casa ho cercato di improvvisare la cena e la schiscetta per il pranzo di oggi con quel che offrivano frigo e dispensa - c'è da dire che per fortuna certe cose non finiscono mai! - ma con mio enorme dispiacere mi sono accorta che non c'era nulla per preparare qualcosa per colazione, nemmeno più i biscotti che compro per le situazioni di emergenza... Come faccio? Ma sì, provo dei muffins senza uova con il vasetto di yogurt superstite, con il caffè e con la spezia che ultimamente non mi tradisce mai, la cannella.
Beh, nonostante le mie perplessità dovute all'impasto molto gommoso devo dire che i muffins sono venuti buonissimi e anche morbidi, con la parte superiore con la crosticina zuccherosa che tanto mi piace...

Ingredienti per 12 muffins:
250 g di farina
100 g di zucchero di canna
una tazzina di caffè
un cucchiaino di cannella
mezza bustina di cremor tartaro
70 g d'olio d'oliva leggero e fruttato
un vasetto di yogurt

In una ciotola setacciare la farina con il cremor tartaro, aggiungere lo zucchero e la cannella e mescolare insieme gli ingredienti. A parte sbattere leggermente lo yogurt con l'olio e il caffè, unire al composto secco ed amalgamare (il composto viene abbastanza gommoso), riempire i pirottini per 3/4  e far cuocere in forno caldo a 180° per 20 minuti circa.

lunedì 9 novembre 2009

Cake nocciole e cardamomo senza burro e senza olio


Un altro cake per la colazione... ormai è diventata una bella abitudine fare colazione con qualcosa homemade!
In origine dovevano esserci le carote, poi il piacevole profumino dell'impasto di nocciole e cardamomo, unito alla mia nota pigrizia, mi ha suggerito di provare a non aggiungere le carote e a lasciarlo così com'è... Davvero morbido, molto buono e profumato! E anche light.... non c'è traccia di olio nè di burro - vabbè, a parte quello necessario per ungere lo stampo - colpa di una sperimentazione perfettamente riuscita direi...

ps: causa mancanza di tempo non ho potuto partecipare a questa bella iniziativa di solidarietà per quanto successo ad Adriano e Lydia (e altri foodblogger), ma mi fa piacere segnalarla perchè lo trovo un gesto davvero bello!

Ingredienti:
120 g di farina integrale
50 g di nocciole tostate
un vasetto di yogurt
3 uova
mezza bustina di lievito
80 g di miele d'acacia
6 bacche di cardamomo

Con una frusta elettrica sbattere le uova con il miele per almeno 5 minuti, in modo da avere un composto gonfio e spumoso. Aggiungere poi la farina e il lievito setacciati, le nocciole tritate e i semini di cardamomo pestati; amalgamare bene il composto e per ultimo unire il vasetto di yogurt. Versare in uno stampo da plumcake unto con pochissimo olio e cuocere in forno caldo a 180° per circa 40 minuti (fare sempre la prova dello stecchino per controllare la cottura). A cottura ultimata spegnere il forno e tenere il cake nel forno spento con lo sportello aperto per almeno 15 minuti.

venerdì 6 novembre 2009

Ancora un risotto, ma con radicchio, nocciole e vaniglia

Tempo di risotti in casa mia. Sarà perchè sono cresciuta fra le risaie, sarà perchè grazie a mio padre - che forse pensa che in due possiamo mangiare più di un chilo di riso a settimana -  il riso in casa mia non manca mai, sarà perchè mi piace e a volte mi permette anche di sperimentare!
Nel mio frigo giacevano due cespi di radicchio imploranti, ma dato che non avevo nessuna idea brillante avevo deciso di buttarli in una bella torta salata, della serie "qualcosa di cotto con la minima fatica", poi però, mentre mi accingevo a prendere le mie foglione di tè dalla dispensa per il mio tea break pomeridiano, ho notato il contenitore di riso sempre più traboccante... "ma uffi, non finisce mai?" e quindi perchè non celebrare l'ennesimo matrimonio dei perfetti fidanzatini radicchio e riso? L'idea mi piace. Scorriamo i nomi dei possibili testimoni: mancano sia il gorgonzola che il taleggio (con mio sommo dispiacere); una mela? sì, forse, anzi no... Voglio dei testimoni in grado di contrastare l'amarognolo del radicchio... Trovati! Ecco i due testimoni perfetti...

Ingredienti:
240 g di riso carnaroli
una cipolla rossa
2 cespi di radicchio
una manciata di nocciole tostate IGP
mezzo cucchiaino di vaniglia (o forse anche meno)
brodo vegetale
un bicchiere di vino bianco
olio extravergine d'oliva
una noce di burro

Lavare il radicchio e tagliarlo a striscioline. Tritare la cipolla e farla appassire con metà del radicchio tagliato in un casseruola con dell'olio; aggiungere il riso, farlo tostare e poi sfumare con il vino bianco. A questo punto aggiungere parte della vaniglia e unire poco alla volta il brodo, continuando a controllare il risotto. A metà cottura aggiungere il restante radicchio e quando mancano 3 minuti a fine cottura aggiungere le nocciole (parte intere e parte tritate, senza esagerare). A cottura ultimata spegnere il fuoco, far mantecare con una noce di burro e aspettare un paio di minuti prima di servire a tavola, completando a piacere con la vaniglia rimasta.

giovedì 5 novembre 2009

Survivals'cake e post lungo


L'avevo anticipato ieri... anche se in ritardo di un giorno mi fa piacere scrivere di una mostra inaugurata ieri a Milano alla Galleria Obraz. Survivals di Rossella Poli, a cura di Silvia Bottani.
Ultimamente sto notando una certa tendenza ad esprimermi con quello che cucino - e mangio... Non so se sia normale o meno, sicuramente è una cosa particolare. Per fare un esempio, quando leggo un libro penso ad una preparazione che si associ a quel che ho letto, i cui odori e sapori mi rimandino alle atmosfere in cui il libro in questione mi ha portata: è stato così per esempio con Shantaram (a proposito, devo ancora buttarmi su qualche ricetta indiana, nel frattempo il chai tea bevuto tanto dai protagonisti del libro è entrato con prepotenza della mia selezione di tè quotidiani!). O ancora, se mentre torno da lavoro - pedalando a fatica - vedo uno scorcio di Milano mai notato prima, o sento un profumo particolare, o anche vedo un'immagine che mi colpisce particolarmente, provo a pensare a come trasformarla in un piatto... Poi non sempre il "pensiero" diventa necessariamente un piatto!Quando l'altro giorno stavo leggendo il comunicato stampa di Survivals ho iniziato uno dei miei giri mentali di ispirazione culinaria; inoltre, realizzare una ricetta ispirata alla mostra mi sembrava un modo carino per fare il mio in bocca al lupo a Silvia, che oltre ad essere curatrice della mostra è anche un'amica.

"Una struttura di vetro, scientifica, che potrebbe abitare un laboratorio, contenente elementi chimici, acqua che è mare e aria per il cielo, transustanziati. Si rimestano e fondono attraverso un processo alchemico, che muove il fautore dell’azione verso le stelle. Questa l'origine. Osservo con attenzione: a fianco del ...marchingegno, una valigia, che racchiude altre porzioni di acqua e aria, contenute in due ampolle, un monocolo, una cartina con tracciato l'itinerario per raggiungere la città di Goring La, un curioso strumento per orientare le mappe. Non c’è spazio per i souvenir: il bagaglio è un kit di sopravvivenza, raccoglie dentro sé il necessaire fantastico per un viaggio reale. Valigie che sono altrettanti ponti verso mondi possibili, posti appena un passo a lato del nostro quotidiano; risplendono di simboli, cariche di richiami organici, cuori e cordoni ombelicali rosso porpora o carminio, sono il sangue venoso colmo di impurità o quello che sgorga come sorgente chiara dalle arterie, segnate da blu femminei, sorrette da trasparenze aeree vetrose, affermando un hic et nunc che brucia qualsiasi tentazione di spiritualità. Sono un’affermazione eppure un dialogo aperto: enti attivi, pensati nello svolgersi del tempo, immaginati come compagni di viaggio, da toccare, aprire, usare, rompere, manipolare e reinventare. Lo rivelano le numerose parti di ricambio, presenti in molte valigie, studiate con la meticolosa attenzione dell’ingegnere folle, innamorato della bellezza della macchina. Tutti oggetti accostati e ricombinati secondo regole apparentemente imperscrutabili, che funzionano come dispositivi di desiderio, inquietano, agiscono su chi li possiede con la forza del perturbante. Si tratta di sopravvivenze: l’opera di Rossella Roli, impudica, dismette ogni vanità e intraprende un’ascesa verso la vetta della montagna, verso altri spazi temporali, negli inferi della memoria. Non ci sono oggetti, infatti, slegati dall’azione del ricordare, essi sono naturalmente connotati come macchine del tempo. Materni nel loro proteggerci dall’horror vacui, sono presenze in prima istanza rassicuranti, capaci di ancorarci al reale, talvolta taumaturgiche. Scavalcando l’idea che l’opera d’arte - in particolare quella che ha a che fare con la scultura - necessiti di un luogo fisico determinato con cui discorrere e infrangendo la regola aurea che la vuole sacra, intoccabile, elemento ieratico quando avvolto in fumi metafisici, o semplicemente cinico, quando più connotato di allure contemporanea, l'assemblaggio di Rossella Roli invece è audace nel rinunciare ad uno status prestabilito, non ha paura di essere dipendente dal fruitore, di farsi cosa d’uso quotidiano. Eppure, ogni valigia è uno strumento di salvataggio, una dichiarazione di guerra all’oblio. Non c’è possibilità di rimozione o di stasi, tutto è azione, un corpo di soldato animato da quell’Eros terribile che non ha requie e incessantemente cerca, condannato da un desiderio inappagabile, così come cantato nella “Supplica a mia madre” di Pier Paolo Pasolini:
“Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata  
alla solitudine la vita che mi hai data.”

Questo cake rappresenta il mio bagaglio - kit di sopravvivenza con la sua semplicità, è il mio ponte verso quel mondo possibile che mi attrae - l'India; le mele qui sono le presenze rassicuranti , le mie "macchine del tempo" che mi riconnettono ai ricordi. 

Ingredienti: 
2 mele 
120 g di farina di riso 
120 g di farina integrale 
3 uova 
130 g di zucchero di canna 
una tazza di chai tea 
30 g di olio extravergine d'oliva leggero e fruttato 
una bustina di lievito 
50 g di mandorle 
20 g di burro 
cannella 

Sbattere le uova con 110 g di zucchero per una decina di minuti, fino ad avere un composto gonfio e spumoso; aggiungere le farine e il lievito setacciati, il chai tea, l'olio e amalgamare dolcemente con una spatola, bisogna avere un impasto piuttosto gonfio. Aggiungere le mele pulite e tagliate e fettine molto sottili e versare l'impasto in una tortiera leggermente unta. Pestare le mandorle ed unirle al burro e al restante zucchero, amalgamandodita con le dita. Coprire l'impasto con questo composto di burro, zucchero e mandorle sbriciolandolo sulla superficie, spolverizzare un pò di cannella far cuocere in forno caldo a 180° per 35 minuti circa (controllare la cottura facendo la prova dello stecchino).


mercoledì 4 novembre 2009

Risotto del papà


Si chiama così perchè fatto con i porcini e i mirtilli raccolti dal mio papà...
Lo so, non è tempo di mirtilli, ma ne ho sempre un pò in freezer, pronti per ogni occasione.
Non credo sia un'accoppiata molto originale, anzi, so che in giro ci sono molte ricette simili, ma questa è la mia, fatta con riso buonissimo delle mie zone, i porcini e i mirtilli che mio padre raccoglie con grande passione ed anche fatica - chi ha provato può testimoniare... Vogliamo dire che è un risotto nato dall'amore di una figlia per il proprio padre?! Diciamolo pure! Non voglio però escludere anche la mia mamma, povera, mai nominata solo perchè è un disatro ai fornelli... Diciamo allora che dato il colore rosino che tanto piace a mia mamma questo è un risotto nato dall'amore di una figlia per la sua mamma e il suo papà!
Sarà stato questo rosa a farmi scrivere un post così infantile?! Mi sembra uno di quesi pensierini che la maestra delle elementari ogni tanto ci faceva scrivere....

Domani dovrei avere più tempo, e mi piacerebbe raccontare di un'amica e di un evento importante che la riguarda... Ovviamente con una ricettina ispirata da quest'evento!

Ingredienti senza dosi:
riso carnaroli
burro
funghi porcini
mirtilli
scalogno
olio
vino bianco
brodo vegetale

Affettare i funghi dopo averli puliti con un panno umido e trifolarliin una padella con un pò di olio per una decina di minuti circa. Preparare intanto il risotto facendo rosolare lo scalogno tritato con una noce di burro, aggiungere il riso, farlo tostare e sfumarlo con poco vino bianco. Aggiungere poco alla volta il bordo vegetale e a metà cottura aggiungere i funghi trifolati. Proseguire la cottura aggiungendo il brodo, e quando mancano pochi mintu a fine cottura aggiungere una manciata di mirtilli. Amalgamare il tutto e mantecare con del burro.




martedì 3 novembre 2009

Pollo con miele, mandorle e melagrana


Avevo comprato una melagrana non sapendo bene cosa farci... però era bella, e messa in bella vista tra mele e banane dava un tocco coreografico proprio bello al mio tavolo!
Poi ho visto che Lydia aveva fatto un filetto caramellato con la melagrana e la cosa mi aveva molto incuriosita, quindi prendendo spunto da lei e da un'altra preparazione tipica persiana, Anatra noci e melagrana, letta da qualche parte in giro per il web (se ritrovo il link lo posto, ma ora non ricordo dove l'ho presa!), ho preparato questo buonissimo pollo (almeno, a noi è piaciuto davvero molto).

Ingredienti:
1 kg di pollo a pezzi
una melagrana grande
uno scalogno
una manciata di mandorle
3 cucchiai di miele di castagno
olio extravergine d'oliva
sale

Tagliare a metà la melagrana e spremerlo nello spremiagrumi,  conservarne il succo e alcuni chicchi. Far rosolare i pezzi di pollo in una casseruola ampia con lo scalogno tritato e dell'olio, dopo una decina di minuti aggiungere le mandorle pestate, il succo e i chicci di melagrana, il miele, due mestoli d'acqua, regolare di sale, coprire e far cuocere per circa 30 minuti, controllando di tanto in tanto e girando i pezzi di pollo. Trascorso questo tempo il liquido dovrebbe essersi asciugato e il pollo è pronto!

lunedì 2 novembre 2009

Crema o mousse di castagne? Questo è il dilemma...


Non sono ancora completamente rincitrullita da postare due foto identiche, le differenze tra le due ci sono, minime, ma ci sono... però, dato che non sapevo decidermi su quale delle due scegliere ho le ho postate entrambe! Logico, no!?
Anyway... Per fare gli gnocchi di castagne avevo bollito un pò troppe castagne, quindi con quelle non utilizzate volevo fare qualcosa di dolce. Girovagando velocemente nel web ho trovato una ricetta molto interessante di Stella di sale, che ho liberamente interpretato (scopiazzato?!) a mio modo...

Una nota: io ho solo assaggiato questa crema - o mousse?? ultimamente non so più la differenza tra mousse, budini e creme! - perchè nel riporre le ciotoline dopo il servizio fotografico accidentalmente ne ho rotta una... quindi ho deciso di lasciare  la superstite al mio compagno studioso, che ha molto apprezzato sia il mio gesto  - insolitamente generoso quando si tratta di cibo! - sia la crema (o come altro la si voglia chiamare!).

Ingredienti:
100 g di castagne già cotte, pulite e tritate
2 cucchai di zucchero di canna
un cucchiaino di cannella
2 cucchiai di farina di riso
una tazza di latte

Unire tutti gli ingredienti in un pentolino ed amalgamare in modo che non ci siano grumi; mettere il pentolino sul fuoco e far cuocere a fiamma media continuando a mescolare, quando il composto inizia a bollire continuare a cuocere a fiamma bassa per altri 3 minuti circa, sempre continuando a mescolare in modo che la crema non si attacchi al fondo. Togliere il pentolino dal fuoco e versare la crema nei bicchierini, a piacere aggiungere in superficie del cioccolato grattuggiato, far raffreddare e tenere in frigo.